lunedì 9 gennaio 2012
Antonio Conte, il principe dei maghi.
Ricordo l'esordio di Antonio Conte in maglia bianconera, esordio si intende televisivamente parlando. Quella sera mi ero provvisoriamente staccato dalla tv per accompagnare a casa una mia zia, trasmettevano in diretta l'andata di coppa italia Juventus- Milan, se non erro era il 1991 e sulla panchina bianconera sedeva il grande Giovanni Trapattoni. La juve vinceva uno a zero e Trapattoni dopo alcuni tentennamenti iniziali, decise di far entrare il mingherlino centrocampista prelevato dal Lecce: Antonio Conte. Sul suo valore mi aveva accennato qualcosa Costantino, dicendomi che sulla Gazzetta dello Sport, oggi Gazzetta di Appiano, prendeva ogni domenica, in serie B, il sei in pagella e nelle sue delucidazioni calcistiche, lo descriveva come un centrocampista senza fronzoli e molto duttile per il precario telaio bianconero. Ricordo ancora che come corsa e polmoni lo paragonava a Pasqualetto del Cesena (consigliato insieme a Benarrivo in Emily Houghes gioco del C64). Arrivato a casa di mio zio, udii subito le sue ire, "un vecchio cuore rossonero" con un carattere focoso quasi da stadio, che inveiva contro il nuovo virgulto dagli occhi verdi dicendogli "Addù cazzo anò pigghiata sta murtatella liccisa". Quella partita la Juve la vinse ma perse poi in finale con il Parma con i goal del Sindaco Marco Osio, le urla di gioia alla (Pigliatila nculo di Domenico Landi sulla terrazza di Armando Garofalo) e il Milan, infine, riconquistò il tricolore. Eppure già da allora le movenze di Conte erano foriere di un prospero avvenire. Ricordo inoltre molti dei suoi tanti gol, il bell'europeo del 2000 e il fallaccio di George Hagi che gli costò per la rottura della caviglia, la finale ma sopratutto ricordo la sua ultima acrobazia, la traversa a Manchester in finale di Champions League. Il suo temperamento e la sua grinta lo facevano prefigurare come uno dei leader carismatici della squadra, il classico allenatore in campo. Quando terminò di giocare a calcio dopo la beffa della finale di Champions persa ai rigori, iniziò quasi subito gli studi per intraprendere la carriera di allenatore, e dopo tanta gavetta da Arezzo a Bari, passando da Bergamo e Siena approda alla Juve come il primo pilastro della ricostruzione bianconera. Il suo ingaggio come allenatore, non lo preferivo di fronte alle altre possibilità che offriva il mercato, non nascondo che come allenatore della Juve preferivo Villas Boas, anche perchè temevo che venisse bruciato sulla graticola, dopo Ferrara, un altro vecchio cuore bianconero. Comunque dopo i miei iniziali timori, mi piacque subito per la stravaganza del suo modulo il cosidetto "4-2-4" che altro non era che la rielaborazione del vecchio "4-4-2" di scuola Sacchiana, corretto con la predilizione delle corsie laterali di cui rivendica comunque la vera paternità Eugenio Fascetti. L'aspetto positivo di Antonio Conte è la sua grande lettura tramite la sua innata visione del gioco, e l'intelligenza nel saper preparare la gara studiando l'arma vincente degli avversari. Il suo modulo è cangiante, adesso, per via della forma smagliante dei centrocampisti, ha messo da parte il suo iniziale modulo, corregendolo con un 4-3-3, variante ed adattabile a seconda delle partite. Ad esempio ieri in quel di Lecce, di fronte agli attacchi finali ed incessanti del tridente salentino, ha messo fuori gioco Pepe, schierando De Ceglie ed impostando una difesa a cinque per far massa al centro e resistere agli assalti dei padroni di casa.
Su questo aspetto, nel saper interpretare le gare di volta in volta a seconda dell'avversario, ricorda Jose Mourinho anche per l'importanza che occupa tra i media. La vera ragione della forza di Antonio Conte come allenatore, risiede tutta nello spogliatoio, nel saper gestire i capricci dei calciatori (è stato l'unico allenatore del post Ranieri a convincere Chiellini a giocare sulla fascia) e infine nel far valere l'unica regola ferrea e indiscussa del calcio" gioca la domenica, chi mi dimostra di far bene ed impegnarsi negli allenamenti". Il bello della Juve di Conte è quello che non esitono le prime donne e tutti ad eccezzione di Pirlo e Buffon sono sempre in discussione. Le vittorie della sua Juve, fanno sognare la tifoseria bianconera; oggettivamente non so ancora se Conte sarà un allenatore vincente ma sono certo che ha tutta la stoffa per diventarlo........speriamo bene.
Arrivederci alla prossima.
Il Vate della Daunia.
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