L'epistole del Vate della Daunia
Blog di libera informazione e opinione
domenica 29 aprile 2012
Grillo........grillismo e l'uomo qualunque.
In questi giorni, l'opinione pubblica è sommersa dal ciclone dell'antipolitica, intesa non come ricambio interegenerazionale dell'attuale classe politica bensì, le tensioni che essa ha instillato, presuppongono l'abbattimento delle fondamenta dell'organizzazione democratica repubblicana: i partiti.
Già nel 1992 quando scoppiò il ciclone tangentopoli si era ravvisata, da parte della normale società civile, la necessità di aderire in maniera più diretta al confronto democratico con gli altri elementi istituzionali dello stesso, porgendo l'enfasi sul fatto che la nostra costituzione riconosce alle persone associate tra di loro (sindacati, associazioni politiche e culturali), alle famiglie, ai vari gruppi di pensiero, di porre in essere proposte ed elementi nuovi, corroboranti al bene comune, secondo le norme e le leggi previste in seno alla costituzione stessa. A quei tempi l'esecutività della società civile fu quasi tutta fagocitata, nella sostanza, dal movimentismo referendario di Mario Segni, gli altri rivoli del torrente si dirissero verso le nuove formazioni politiche di destra e di sinistra, visto che il centrismo democratico ed il socialismo anomalo di Bettino Craxi, chiudevano una lunga fase politica. Prendevano infine corpo due movimenti contrapposti, anche se legati dal desiderio di ribellione e di rivalsa verso il centralismo diello Stato, la Lega Nord e il Movimento d'azione Meridionale, divisi da due distinti destini: l'uno visse seppur morente nell'ideologia di base, l'altra morì sul nascere. Tuttavia non furono comunque messe le basi per riformare il sistema, e i nuovi che si riaffacciarono al versante politico non presero mai in considerazione quella che Berlinguer definì la "Questione morale".
L'antipolitica è un sentimento naturale, in diretto contrasto con chi governa la polis, accomunabile alle sorti ed ai destini di tutte le politiche mondiali ma in Italia si presenta come un fiume carsico, vivo da sempre nell'entroterra e nelle viscere del sottosuolo e fuoriesce ogni qual volta che le varie rappresentanze politiche del momento, decrescono in credibilità in linea inversa con i maggiori sacrifici che a causa di un trend economico inverso, si richiedono alla gente. Come nel 92 latitano le rappresentanze politiche capaci di delineare strategie politiche dirette a rimediare ed a risanare la situazione del momento e, per questo, che si ricercano persone capaci in grado di risollevare situazioni ad dir poco incresciose: questo perchè la politica della cosidetta seconda repubblica si è basata sempre su decisione omertose invase dal consenso. E allora fuoriuscirono personaggi di dubbio profilo come Giancarlo Cito e Umberto Bossi che basano il loro carisma sul trasformismo rozzo e gretto, capaci di addomesticare le masse con urla alla Vanna Marchi. Entrambi comunque possedevano un progetto in cui il malcontento fungeva tramite il consenso da volano per foraggiare le future aspettative e il rispettivo peso politico: non dimentichiamoci che l'ultimo governo Berlusconi, riuscì a mantenere la governance solo tramite l'appoggio incondizionato della lega.
Dopo venti anni, la storia si ripete ma questa volta le fauci del violento populismo e dell'antipolitica sono rappresentati dai grillini di Beppe Grillo che a differenza dei suoi predecessori, non sono un volto nuovo che si presenta nell'orizzonte politico, quindi un alternativa, ma un comico che fa della comicità la sua professione e la fa esondare nei miasmi della politica. Tuttavia la sua affermazione non si può annoverare come similitudine all' "Uomo Qualunque" del giornalista Giannini bensì la sua perseveranza e sopratutto la provocazione ha minato la già traballante credibilità della vecchia classe politica italiana. Le sue 30.000 firme raccolte e consegnate al parlamento per il vaglio delle sue tre note proposte, altro non sono che uno strumento di iniziativa popolare, già sopra esposto, ed emblema di una dinamicità che finora la politica non ha colto. Certamente non è colpa di Beppe Grillo se la politica italiana e i partiti che la compongono, si trovano nel punto più basso del consenso finora registrato.
E' però altrettanto vero che se anche la politica non ha saputo cogliere le occasioni presentate di trasformismo e di etica, il bene comune per un paese non può essere rappresentato dall'antipolitica isterica e sterile........ anche se dopotutto ogni paese si merita la propria classe dirigente.
lunedì 9 gennaio 2012
Antonio Conte, il principe dei maghi.
Ricordo l'esordio di Antonio Conte in maglia bianconera, esordio si intende televisivamente parlando. Quella sera mi ero provvisoriamente staccato dalla tv per accompagnare a casa una mia zia, trasmettevano in diretta l'andata di coppa italia Juventus- Milan, se non erro era il 1991 e sulla panchina bianconera sedeva il grande Giovanni Trapattoni. La juve vinceva uno a zero e Trapattoni dopo alcuni tentennamenti iniziali, decise di far entrare il mingherlino centrocampista prelevato dal Lecce: Antonio Conte. Sul suo valore mi aveva accennato qualcosa Costantino, dicendomi che sulla Gazzetta dello Sport, oggi Gazzetta di Appiano, prendeva ogni domenica, in serie B, il sei in pagella e nelle sue delucidazioni calcistiche, lo descriveva come un centrocampista senza fronzoli e molto duttile per il precario telaio bianconero. Ricordo ancora che come corsa e polmoni lo paragonava a Pasqualetto del Cesena (consigliato insieme a Benarrivo in Emily Houghes gioco del C64). Arrivato a casa di mio zio, udii subito le sue ire, "un vecchio cuore rossonero" con un carattere focoso quasi da stadio, che inveiva contro il nuovo virgulto dagli occhi verdi dicendogli "Addù cazzo anò pigghiata sta murtatella liccisa". Quella partita la Juve la vinse ma perse poi in finale con il Parma con i goal del Sindaco Marco Osio, le urla di gioia alla (Pigliatila nculo di Domenico Landi sulla terrazza di Armando Garofalo) e il Milan, infine, riconquistò il tricolore. Eppure già da allora le movenze di Conte erano foriere di un prospero avvenire. Ricordo inoltre molti dei suoi tanti gol, il bell'europeo del 2000 e il fallaccio di George Hagi che gli costò per la rottura della caviglia, la finale ma sopratutto ricordo la sua ultima acrobazia, la traversa a Manchester in finale di Champions League. Il suo temperamento e la sua grinta lo facevano prefigurare come uno dei leader carismatici della squadra, il classico allenatore in campo. Quando terminò di giocare a calcio dopo la beffa della finale di Champions persa ai rigori, iniziò quasi subito gli studi per intraprendere la carriera di allenatore, e dopo tanta gavetta da Arezzo a Bari, passando da Bergamo e Siena approda alla Juve come il primo pilastro della ricostruzione bianconera. Il suo ingaggio come allenatore, non lo preferivo di fronte alle altre possibilità che offriva il mercato, non nascondo che come allenatore della Juve preferivo Villas Boas, anche perchè temevo che venisse bruciato sulla graticola, dopo Ferrara, un altro vecchio cuore bianconero. Comunque dopo i miei iniziali timori, mi piacque subito per la stravaganza del suo modulo il cosidetto "4-2-4" che altro non era che la rielaborazione del vecchio "4-4-2" di scuola Sacchiana, corretto con la predilizione delle corsie laterali di cui rivendica comunque la vera paternità Eugenio Fascetti. L'aspetto positivo di Antonio Conte è la sua grande lettura tramite la sua innata visione del gioco, e l'intelligenza nel saper preparare la gara studiando l'arma vincente degli avversari. Il suo modulo è cangiante, adesso, per via della forma smagliante dei centrocampisti, ha messo da parte il suo iniziale modulo, corregendolo con un 4-3-3, variante ed adattabile a seconda delle partite. Ad esempio ieri in quel di Lecce, di fronte agli attacchi finali ed incessanti del tridente salentino, ha messo fuori gioco Pepe, schierando De Ceglie ed impostando una difesa a cinque per far massa al centro e resistere agli assalti dei padroni di casa.
Su questo aspetto, nel saper interpretare le gare di volta in volta a seconda dell'avversario, ricorda Jose Mourinho anche per l'importanza che occupa tra i media. La vera ragione della forza di Antonio Conte come allenatore, risiede tutta nello spogliatoio, nel saper gestire i capricci dei calciatori (è stato l'unico allenatore del post Ranieri a convincere Chiellini a giocare sulla fascia) e infine nel far valere l'unica regola ferrea e indiscussa del calcio" gioca la domenica, chi mi dimostra di far bene ed impegnarsi negli allenamenti". Il bello della Juve di Conte è quello che non esitono le prime donne e tutti ad eccezzione di Pirlo e Buffon sono sempre in discussione. Le vittorie della sua Juve, fanno sognare la tifoseria bianconera; oggettivamente non so ancora se Conte sarà un allenatore vincente ma sono certo che ha tutta la stoffa per diventarlo........speriamo bene.
Arrivederci alla prossima.
Il Vate della Daunia.
sabato 31 dicembre 2011
Pianti di massa e strategemmi del consenso
Una settimana fa, abbiamo assistito alla morte del leader della Corea del Nord Kim Jong II e tramite le varie emittenti televisive siamo stati testimoni di gente che piangeva a dirotto con le riprese di regime che edulcoloravano in maniera minuziosa tutti i contorni ella rappresentazione funerea. Così come nel funerale di Stalin, i milioni di russi purgati dalle paure e dai campi di lavori forzati, piangevano ansimanti la morte del loro tiranno e nel contempo partecipavano in maniera spasmodica alla marce ed ai gonfoloni di gloria. Ma cosa spinge un popolo a piangere il proprio persecutore? Ma perchè gli afflitti del potere anzichè piangere, non danno sfogo a rappresentazioni di gioia? Una risposta la fornisce un libro di Gustave Le Bon, citato oggi nella sua consueta rubrica sul Corsera da Sergio Romano. Tale libro si intitola "Psicologia delle masse". Per farla breve, il filosofo francese sostiene che in occassione di una tragedia, di un pericolo incombente e della rappresentazione di un futuro gravido di incertezze e di timori, gli individuo terminano di comportarsi in maniera razionale, perdono la loro originalità a prescindere dalla loro fede, cultura o credo politico e si trasformano in un atomo della folla, anzi a dirla meglio in un "Atomo della folla psicologica". Non è inoltre necessario che tali individui si comportino nella stessa maniera in un determinato luogo che definisce la sua dimensione "Auratica" ma possono comportarsi nella stessa maniera anche se confluiscono in altri luoghi, in maniera separata.
Le liturgie comportamentali coreane a nostri occhi possono avere un carattere esotico ed arcano anche se dopotutto non sono così distanti dalle rappresentazioni del mondo occidentale, basti pensare ai funerali di Diana oppure ai fedeli che ascoltano il Papa in Piazza San Pietro. In questi contesti l'essere umano non esiste.......esiste la folla.
Colgo l'occasione nell'augurare buon 2012 a tutti.
Il Vate.
venerdì 30 dicembre 2011
Presentazione
Con questo primo post, voglio informare i miei lettori che finalmente, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, mi è possibile diffondere il libero pensiero, rimasto bloccato, dopo il selvaggio assalto al settimanale fondato da mio fratello "Football and Cricket news", perpetrato da parte di statistici e fanfaroni della carta stampata. Non voglio certamente criticare il nuovo linguaggio edito dalla nuova testata, ma certamente mi proporrò di assolvere il mio compito di chiacchierone e criticone, tramite la satira e il burlesco. Questo è solo un tentativo........vedremo con il tempo se riuscirà.
Auguri di Buon Anno a tutti.
Il Vate della Daunia
Auguri di Buon Anno a tutti.
Il Vate della Daunia
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